Terminator Genisys-Recensione
2014, di Alan Taylor
Terminator Genisys è il quinto capitolo di una delle saghe più famose degli ultimi trent’anni. Tutta ha inizio nel 1984 con il primo Terminator, eccellente progetto del genere fantascienza ideato e girato da James Cameron, che adotta come figura l’azzeccatissimo e statuario Arnold Schwarzenegger, a cui farà seguirà, nel 1991, l’ancor più sbalorditivo Terminator 2 – Il giorno del giudizio, sempre con Cameron alla regia. Nel 2003 arriva, in evidente ritardo e con addosso i primi segni di stanchezza, Terminator 3 – Le macchine ribelli, per la regia di Jonathan Mostow. Nel quarto film, Terminator Salvation, manca Schwarzenegger, impegnato in politica; il film scontenta un po’ tutti, compreso lo stesso Arnold. Ed eccoci, infine, a questo nuovo Terminator Genisys, inutile e rumorosa pellicola che ripristina il suo protagonista simbolo e già destinata ad entrare a pieno titolo nel dimenticatoio cinematografico nel giro di poco tempo. Tuttavia, va detto per appassionati e cultori del genere, in quest’ultimo Genisys ritornano tutti gli elementi che hanno in qualche modo creato ed alimentato fin dalla prima ora il mito dei Terminator. Ritroviamo infatti lo Schwarzenegger giovane dell’ intramontabile “ I’ll be back” e quello più maturo da Giorno del giudizio; quello, insomma, programmato per proteggere, che ha un ridicolo senso dell’umorismo, che prova a interagire con gli umani e che illumina i suoi interlocutori con dissertazioni intrise di tecnicismi accademici degni di Interstellar; poi un poliziotto velocissimo e apparentemente imbattibile fatto di metallo liquido, una Sarah Connor (Emilia Clarke) che somiglia vagamente all’originale (Linda Hamilton), un John Connor (Jason Clarke) – liquido anch’esso e cattivissimo – che non ti aspetti (chiariamo, per precisione, che questa mezza rivelazione non è un tentativo di spoiler, ma soltanto quello che appare evidente già dal trailer), guerre nucleari e tutta una serie di cliché copiati ed incollati ad uso e consumo del botteghino in cerca del solito, spiazzante impatto visivo e di alcuni frammenti di nostalgia. Ma Terminator Genisys non si accontenta di rivisitare quasi per intero le grandiose intuizioni di Cameron; il regista Alan Taylor e i suoi sceneggiatori, infatti, osano pure alzare il tiro, improvvisando uno script del tutto revisionista in cui appare da subito la volontà di rimescolare in maniera avventata le vicende, sovraccaricando il tutto d’ insensate quanto manieristiche dosi di viaggi attraverso il tempo, facili scappatoie e passaggi confusi, tanto da rendere questo film ridondante, convenzionale e, a tratti, perfino un po’ noioso. Un frullato di macchine, robot, sentimenti sciatti, pallottole, sparatorie e linee temporali che provano in qualche modo a dirottare la storia dei precedenti capitoli senza tuttavia mostrare la determinazione sufficiente a delineare un distacco netto da quella figura gloriosa e infallibile dell’ icona, ormai consolidata e osannata. Una ruffianeria cinematografica che può vantare distrazioni importanti, ma che non riesce fino in fondo a nascondere l’inconsistenza strutturale e la totale carenza di linguaggio e di nuovi spunti. Infatti, lo spettacolo debordante di inseguimenti, esplosioni e funamboliche piroette di autobus resta sempre e solo uno spettacolo fine a se stesso, in una sorta di circo iper evoluto e, tutto sommato, già abbondantemente visto nel recente passato, epoca in cui gli effetti speciali sono andati via via crescendo a discapito della qualità, dell’inventiva e del senso culturale del cinema. E nella monotonia dei dialoghi, fatti di una materia molle e melensa, spiccano qua e là frasi ad effetto sul genere umano (l’uomo distrugge ciò che ignora), che sembrano voler sfiorare addirittura quella sfera filosofica ed esistenziale tipica di certe pellicole che possono vantare tutto un’ altra consapevolezza e un diverso temperamento. Insomma, una fallimentare ricerca di profondità affiancata a tentavi d’ironia piuttosto grossolani, che, in un paio di occasioni, suscitano tutt’al più l’accenno di qualche sorriso. In questo insulso delirio filmico vale comunque spendere una parola per Arnold Schwarzenegger, unico protagonista che regge la sfida, continuando a infondere al suo vecchio ( non obsoleto ) T800 un tono non ancora del tutto privo di credibilità. Improbabile ed insensato un paragone col passato: i Terminator di Cameron sono ancora oggi simboli di una solida creazione artistica che parla di grande cinema, di un uso competente e avanguardistico della tecnologia e degli effetti speciali, oltre che di una rappresentazione potente, attuale e visionaria del mondo che, proprio in quegli anni ottanta, raggiungeva il culmine dello sviluppo tecnologico, ossessionato più che mai dallo spettro, sempre vivo e presente, della distruzione nucleare. Terminator Genisys è una pellicola che si allinea a quel nutrito filone cinematografico targato USA caratterizzato dal gigantismo di produzioni stellari e da un’effimera sostanza, in grado perlopiù di rispolverare dalle teche le effigi del glorioso passato e manipolarle in base alle esigenze presenti, così da plasmare e dar vita a nuovi, facili successi, attrattiva irresistibile per il grande pubblico e ninfa vitale per gli affari. Quel sistema cinematografico tutto hollywoodiano, insomma, che si nutre di remake, sequel e reboot, dove continua a intersificarsi la convinzione che il futuro del cinema sia sempre più una questione commerciale piuttosto che una sfida legata al coraggio ed alle idee innovative.
Paese-Anno: Usa 2015 - Titolo Originale: Terminator Genisys - durata: 126' - Regia:Alan Taylor - Data di uscita: 09 Luglio 2015 - Interpreti: Aaron V. Williamson, Arnold Schwarzenegger, Brett Azar, Byung-hun Lee, Courtney B. Vance, Dayo Okeniyi, Douglas Smith, Emilia Clarke, Gregory Alan Williams, Griff Furst, J.K. Simmons, Jai Courtney, Jason Clarke, Justin Lebrun, Kerry O'Malley, Matt Smith, Michael Gladis, Nolan Gross, Sandrine Holt, Teri Wyble