Riuscitissimo omaggio al fascino della vecchia Hollywood. Il francese Michel Hazanavicius porta in scena un film dai toni nostalgici oltre ottant’anni dopo che il cinema muto ha lasciato spazio al sonoro. Ed è questa la scommessa riuscita del regista, ovvero portare suggestione ed emozioni girando un film muto in un periodo in cui questo è stato superato e perfino dimenticato. E’ la storia di un divo del cinema che a seguito del suo rifiuto di passare al sonoro vede crollare la sua carriera, mentre quella di una comparsa conosciuta per caso subirà una scalata improvvisa. Atmosfera e sentimento per questo salto nel passato costruito con cura e ambizione, che per quasi due ore ci fa dimenticare del presente riavviando atmosfere e malinconie di un epoca d’oro del grande cinema.
Sebbene sia in bianco e nero, il film è stato girato a colori, usando una frequenza più bassa di fotogrammi al secondo in modo da avvicinarlo di più alle pellicole del passato. Per tutta la durata non viene mai usato lo zoom, tecnologia che non esisteva all’epoca di ambientazione. Costato 15 milioni ne ha incassati 133 in tutto il mondo, ricevendo moltissimi premi tra cui ben 5 premi oscar nel 2012: Miglior film, Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista (Jean Dujardin), Costumi e Colonna sonora. L’ultimo film muto a vincere l’oscar fu Aurora nel 1929 (prima edizione del premio). L’ultimo film in bianco e nero fu Schindler’s List (nel 1994).
Per il ruolo di Jack (il cane) furono utilizzati tre Jack Russell Terrier (Uggie, Dash, e Dude). Prima delle riprese, il pelo di tutti e tre i cani fu colorato per farli sembrare più simili tra loro. Tutte le sequenze di ballo sono state girate dagli attori senza l’utilizzo di nessuna controfigura. Jean Dujardin e Bérénice Bejo provarono la scena del ballo ogni giorno per cinque mesi nello stesso studio usato da Debbie Reynolds e Gene Kelly in Cantando sotto la pioggia (1952). In un intervista la Bejo ricordò quanto fu impegnativa la scena, dicendo che ogni visione del film le faceva tornare il fortissimo male ai piedi di quei giorni.