Still Alice-Recensione
2014, di Richard Glatzer, Wash Westmoreland
Dalle nudità d’autore firmate Robert Altman – America oggi, era il 1993 – alle frustrazioni di un’attrice di second’ordine – Maps to the stars (2014), di Cronemberg -, Julianne Moore, ha collezionato una fitta serie d’interpretazioni, spesso di buon livello, accomunate da una presenza fascinosa e da uno stile accattivante. E a cinquant’anni suonati da un po’ ecco presentarsi per la bella Julianne una fatica superiore, di un’impegno insolito, straordinario, caratterizzato da una responsabilità professionale importante, di quelle che hanno il merito di far derivare dal virtuoso temperamento della protagonista il valore dell’intera pellicola. Alice è all’apice della sua vita. Insegna linguistica alla Columbia e la sua brillante carriera è costellata di riconoscimenti, pubblicazioni e stima di tutto il mondo accademico. Ha inoltre un marito che la ama e tre magnifici figli. Ma, all’improvviso, qualcosa cambia. Parole che sfuggono, linguaggio stentato, smarrimento. I dovuti accertamenti del caso e la triste sentenza del neurologo: Alzheimer, di una forma rara, ereditato dal padre e per di più precoce. Estremamente precoce. Il cammino di Alice verso l’inevitabile sconfitta ribalta all’improvviso il corso cadenzato di una vita appagata, piena, tipica di quella popolazione socialmente affermata tutta lavoro e famiglia. Still Alice è un film diretto, privo d’artifici, improntato ad una narrazione pulita, quasi documentaristica, che non discosta mai l’attenzione dai fatti e dall’oggettiva realtà del dramma . I due registi, Richard Glatzer e Wash Westmoreland, dimostrano di saper gestire in maniera apprezzabile l’intimità di vicende al limite senza abusare dei sentimenti, mostrando controllo della situazione anche nei momenti dove la disperazione porterebbe a sconfinare in quei parossismi emotivi che tanto catturano e spezzano il cuore dello spettatore. Still Alice è un film che non cerca mai il colpo di scena, l’escamotage, anche se, in qualche passaggio, il rigore stilistico va a sfiorare qua e là accenni retorici: sbiaditi ricordi di famiglia, vecchie foto, passeggiate malinconiche sul bagnasciuga di un mare tempestoso appaiono forse dei riempitivi melodrammatici meno convincenti, che, tuttavia, non vanno mai a sovrastare la struttura portante del film e la spiccata sensibilità umana di Alice. Julianne Moore è anima e corpo di questa vicenda: presente in ogni scena, assolve magnificamente il compito di fare sua la storia, di metabolizzarla e trasmetterla al pubblico attraverso una recitazione armoniosa, credibile nel dolore e nel disagio, avvalorata da intensi primi piani di pregevole potenza espressiva. Assolutamente in ombra il resto del cast. Insipido Alec Baldwin; prettamente decorativi gli altri attori, eccezion fatta per Kristen Stewart nei panni della figlia ribelle non priva di sensibilità e comprensione, a cui è affidato l’eccellente finale. La bella Julianne ha già fatto razzia di premi, tra cui il Golden Globe come migliore attrice, ed ora, fresca di nomination, punta dritta all’Oscar. Impossibile non tifare per lei.
Paese-Anno: USA 2014 - Titolo Originale: Still Alice - durata: 99' - Regia: Richard Glatzer, Wash Westmoreland - Data di uscita:22 Gennaio 2015 - Interpreti: Alec Baldwin, Cali T. Rossen, Cat Lynch, Eha Urbsalu, Erin Maya Darke, Hunter Parrish, Jamie Lee Petronis, José Báez, Julianne Moore, Kate Bosworth, Kristen Stewart, Kristin Macomber, Nicole Rajchel, Shane McRae, Stephen Kunken, Victoria Cartagena