Suburra-Recensione
2015, di Stefano Sollima
Piove. Sulla Capitale si riversa un diluvio che sembra quasi voler celare col suo frastuono il sibilo orticante che striscia proprio sotto la maestosa presenza di una città ambigua e contaminata. Suburra è la seconda fatica cinematografica di Stefano Sollima, virtuoso regista di serie importanti come Romanzo Criminale e Gomorra. Siamo nel Novembre del 2011, anno politicamente delicato e non solo. Si dimetterà l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e si dimetterà, senza alcun motivo apparentemente plausibile, il Papa. E in questo complicato contesto Istituzionale, Sollima, crea e sviluppa delle storie marginali che sembrano percorrere vie separate ma che alla fine, come in un bizzarro gioco del destino, si ritrovano tutte collegate da un amaro vincolo di sangue. C’è la malavita esuberante di un facoltoso capoclan, quella sfrontata di un boss di periferia (Alessandro Borghi), la freddezza di un veterano della Magliana che tiene ancora in mano l’anima corrotta della città (Claudio Amendola), la debolezza infame di un figlio di papà ingenuo e vendicativo (Elio Germano), prostitute d’alto bordo. E la politica, presenza immancabile e più che mai sordida che qui ha il volto di Pierfrancesco Favino. La moderna Suburra di Sollima non sembra aver perso nel tempo la sua infima presenza, ed è ancora oggi, come lo fu nell’antica Roma, una specie di girone infernale dove lo spirito criminale e gli attori del malaffare si ritrovano a tramare le giostre del loro operato. Quello inscenato da Sollima è un cosmo spietato che mostra facce disparate e molteplici sfaccettature, perlopiù immune a una giustizia che sembra essere tagliata fuori, se non addirittura inesistente. Un male oscuro che conduce il suo pericoloso e intricato gioco tra chi vorrebbe a tutti i costi scalare le pareti impervie del potere e chi, forse più debole quindi incapace di reagire, questo potere lo affianca e, in certo senso, contribuisce ad alimentarlo.
Impossibile non pensare alla cronaca odierna, alla faccia sporca della politica e agli scandali di Mafia Capitale. Ma sarebbe troppo semplice e perfino ingiusto ridurre Suburra a un serioso richiamo all’attenzione nei confronti dei mali ingenti dello Stato e di una città in evidente crisi morale. Non siamo infatti di fronte ad un film verità, né tantomeno al tentativo estremo di accendere nelle coscienze sensibili un profondo moto d’indignazione. La vita violenta di Roma, dei suoi centri di potere e dei suoi piccoli grandi gangster è semmai il tentativo riuscito di mostrare un cinema di stile e ritmo, quasi estetico, che allude con insistenza alla cronaca odierna, ma che schiaccia a suon di figure romanzate, iperboli e violenza ostentata il realismo che lo origina e l’ispirazione che sta alla base del film. Non è un caso, quindi, se le parti spiccatamente politiche, che vedono i banchi del Parlamento come succursali di trattative e ricatti, o la figura di un politico che appare più che mai sfrontata e che inneggia alla sua integerrima sostanza di figura istituzionale, sembrano quelle meno riuscite, intrappolate in un timbro retorico e (anti)politico che somiglia molto a quello che caratterizzata, nell’ immaginario comune, il dissenso di questo complesso momento storico. Il Samurai Amendola che non teme la crisi di governo “perché troveremo qualcuno dall’altra parte” è sinceramente un passaggio senza tono che sa quasi di banalità. Ma Suburra ha comunque risorse e carattere da mostrare; il lavoro di Sollima erige una splendida e concreta confezione che dà sostanza, senza evidenti sbavature, ad uno script forse non così ricco di originalità, dove le situazioni che si incontrano e i personaggi che le animano vengono avvolte e dirette da un tocco esperto che trasmette la giusta potenza e la giusta carica espressiva. Suburra appare così come un affresco cupo nel suo insieme, penetrante quando le sequenze catturano in maniera totale le suggestione e le atmosfere plumbee di una realtà subdola che da Ostia arriva fino agli stucchi dei palazzi simbolo della Città eterna. E se è vero che un velato esercizio di maniera emerge dalle pieghe di certi passaggi e dal profilo di protagonisti per niente nuovi al genere cinematografico, lo è altrettanto che il regista romano trova, come in Romanzo criminale e ancor più in Gomorra, una sua impeccabile cifra stilistica nel dirigere attori e sequenze importanti, alternando frenetiche carrellate ad una cinepresa a spalla che sa molto di cinema attento, immediato e razionale. Suburra è un film che fa bene al cinema di casa nostra. Un cinema che senza riuscire a scardinare e superare i prestigiosi confini dell’innovazione sembra lo stesso deciso ad imboccare la strada della concretezza e dell’ambizione.
Paese-Anno: Italia 2015 - Titolo Originale:Suburra - durata: 130' - Regia: Stefano Sollima- Data di uscita:14 Ottobre 2015 - Interpreti:Adamo Dionisi, Alessandro Borghi, Antonello Fassari, Claudio Amendola, Elio Germano, Giulia Elettra Gorietti, Greta Scarano, Jean-Hugues Anglade, Pierfrancesco Favino