Il postino-Curiosità
– “Don Pablo, vi devo parlare, è importante… mi sono innamorato!”
– “Ah meno male, non è grave… c’è rimedio”
– “No no! Che rimedio, io voglio stare malato…”
Trosi ricevette in regalo dalla fidanzata dell’epoca, Natalie Caldonazzo, il libro di Antonio Skàrmeta “ardiente Paciencia”, edito in italia da Garzanti come “il postino di Neruda”. L’attore fu affascinato dal personaggio e trovò molte analogie con il suo carattere. Decise allora di acquistare i diritti dell’opera per farne un film. Per convincere Michael Radford ad aiutarlo alla regia, si inventò pure che qualora avesse rifiutato c’era già pronto Tornatore a prendere il suo posto. All’inizio delle riprese Troisi ci arrivò decisamente indebolito nel fisico, tanto che per lui era impossibile lavorare per più d’un paio d’ore al giorno. Le precarie condizioni non intaccarono però il suo amore verso il cinema, tanto da tenersi il dolore dentro e tentare in tutti i modi di portare a termine il progetto “questo film lo voglio fà co’o core mio”. Per questo il calendario delle riprese fu studiato a tavolino per molti giorni, in modo da scaglionare le scene in cui occorreva la sua presenza. Sono molte infatti quelle in cui il suo posto lo prende Gerardo Ferrara, una controfigura che assomigliava moltissimo all’attore partenopeo.
Gerardo prese il posto di Troisi in quasi tutte le scene in bicicletta (per evitare al massimo gli sforzi), e pure in tutti i campi medio-lunghi “Massimo non riusciva a mascherare la sua sofferenza, soprattutto negli ultimi momenti, ma nonostante la malattia l’avesse scavato nel profondo era sempre con il sorriso sulle labbra e con il gusto della battuta e non risparmiava affatto una parola gentile e gioiosa per tutto lo staff del film, da Philippe Noiret fino all’elettricista ed antennista, oltre che per me dopo averlo aiutato nelle scene più faticose, come quelle sulla bicicletta”. Nei due mesi passati insieme tra i due nacque un rapporto di affetto e amicizia, interrotto presto dalla prematura scomparsa di Massimo. Venerdi 3 giugno finì la lavorazione del film, il martedi successivo sarebbe dovuto volare a Londra per il trapianto. Sabato 4 si addormentò a casa della sorella senza più svegliarsi. La profonda stima di Gerardo verso l’attore era sincera “Lo osservavamo mentre recitava in ogni singola scena e ne restavamo sempre incantati perché il suo linguaggio era autentica poesia”. Ferrara due anni dopo chiamò suo figlio Gaetano, proprio come il personaggio interpretato da Troisi nel suo primo film, Ricomincio da tre.