Bronson-Curiosità
Nicolas Winding Refn aveva chiesto di incontrare Charles Bronson per studiarne meglio la psicologia, il carattere e la personalità. Gli fu vietato in quanto il regista non era un cittadino inglese. Gli concessero soltanto un paio di telefonate, ed in una di queste Bronson gli suggirì che “più sembrerò folle, meglio sarà”. E la scelta di un attore inglese per il ruolo del violento detenuto dipese anche e soprattutto da questo. Tom Hardy infatti ha potuto frequentare Bronson diverse volte, tanto che i due si sono definiti poi “dei buoni amici”. Hardy lavorò molto sul personaggio facendo “2.500 flessioni al giorno per cinque settimane” e a Bronson l’attore londinese piacque subito “E’ l’unico che può prendere il mio posto”, disse più volte. Finite le riprese, il prigioniero ha inutilmente pregato le autorità di ottenere il permesso di vedere la pellicola. Allora chiese all’attore di far vedere il film alla madre perché “se piacerà a lei, piacerà a me”. Nel 2011 è finalmente riuscito a vedere la pellicola, definendola “teatrale, creativa e brillante”. Alla Premiere londinese del film, la visione fu preceduta da un messaggio del detenuto che dichiarava di essere orgoglioso del film, di essere consapevole delle brutture del suo passato ma di non vergognarsi affatto delle gesta compiute. Questo provocò molte proteste, soprattutto tra le autorità, in quanto nel Regno Unito è illegale effettuare registrazioni non autorizzate ai carcerati. Il breve video appare anche in diverse edizioni del dvd. Charles Bronson non ha mai ucciso nessuno, le sue innumerevoli “bravate” lo hanno però condannato all’ergastolo.
Charles Bronson era originalmente Michael Gordon Peterson, e negli anni ha cambiato più volte nome. La scelta di farsi chiamare come l’attore coincise con l’inizio della sua carriera sul ring: il vero nome era troppo poco evocativo, mentre lo pseudonimo di uno degli attori più duri in circolazione avrebbe funzionato sicuramente meglio. Negli anni 2000 un matrimonio lo ha portato a convertirsi all’islam e a cambiare ancora nome in Charles Ali Ahmed. Finito il matrimonio, in carcere ha dato molto spazio all’arte, rivelando anche un grandissimo talento. Charles dipingeva divinamente e scriveva dannatamente bene. Le sue opere vennero presto pubblicate, ricevendo molta ammirazione. Era allora il momento di darsi una nuova identità, e così direttamente nel suo sito, apparve questa lettera, che annunciava la morte di Charles Bronson e la nascita di Charles Salvador, in onore di Dalì.