Cinquanta sfumature di grigio
Breve commento di un evento
Iniziamo col dire che su Cinquanta sfumature di grigio si è detto un po’ di tutto. Sembra quindi lecito azzardare, ad oltre una settimana di distanza dall’uscita nelle sale, un resoconto di tutto il materiale che, sulla scia del fenomeno annunciato, ha cercato di raccontarci tutto il raccontabile su quello che è da considerarsi a tutti gli effetti il film dell’anno. Il risultato è una spremuta insipida di curiosità, gossip e cronaca che ha come obiettivo principe quello di stupire a tutti i costi e raggiungere vette di gloria a buon mercato. Articoli su articoli ci hanno dato atto quotidianamente della trepidante attesa colorita da pronostici e incetta di prevendite prima, e dell’approdo nelle sale, fatto di un’inevitabile partecipazione in massa, file ai botteghini e tanti, troppi retroscena poi. Si è parlato d’incassi, certo, di altri numeri stellari da affiancare a quelli già esorbitanti del romanzo, delle reazioni del pubblico, del delirio dei sensi in sala, di giocattoli erotici, di corde, bendaggi e fruste. Ok, viste le circostanze del caso, non c’è di che stupirsi. Ma poi, come un fendente allo stomaco, è arrivata la critica che, più o meno all’unisono, ha stroncato il film. Non staremo quindi ad aggiungere molto altro su questa pellicola senz’anima che, per tutta una serie di motivi, manca di profondità, di pathos, e che a suon di cliché, proprio dove il racconto si fa vivo rivelando il suo cuore erotico e trasgressivo, riesce a suscitare più imbarazzo che passione. Tuttavia, oltre il giudizio e l’analisi, qualcosa pare non essersi concretizzato perfino all’interno di quel folto gruppo di spettatori rappresentante lo zoccolo duro del consenso che ha ormai trasformato le sfumature di grigio in un simbolo e in un riferimento. È piuttosto palese, infatti, una sensazione di noia che accompagna direttamente la visione doverosa di un film che, al di là di tutta questa operazione di mercato, sembra non aver soddisfatto appieno neppure le aspettative di costoro. Perché, oltre la patetica enunciazione di termini ormai inflazionati ed usati in maniera totalmente impropria tipo “Capolavoro” o , peggio, “Meraviglioso”, si ha come la percezione di una certa freddezza, di un distacco velato, mai esplicito, che tuttavia lascia intendere qualcosa senza definirlo e appunto mai del tutto negativo perché riferito più al contesto del fenomeno che a quello della pellicola in sé. Lasciando perdere quei giudizi a dire il vero un po’ snob che vedono Cinquanta sfumature di grigio – romanzo e film – come un qualcosa creato ad uso e consumo di casalinghe frustrate, ci sentiamo di concludere questo commento con un consiglio. Nella letteratura, come nel cinema, quello erotico rappresenta un filone importante, di certo non minore, che, nel corso degli anni, si è evoluto, si è arricchito e, meglio di altri generi senz’altro più semplici da trattare e diffondere, ha osato raccontare e interpretare passioni, pulsioni, voluttà e devianze di certi appetiti sessuali. Ora, per chi non l’avesse già fatto, vorremmo suggerire un balzo all’ indietro, verso la scoperta di quelle realtà artistiche che da Le 120 giornate di Sodoma in letteratura e da Ultimo tango a Parigi nel cinema, hanno contribuito con virtù ad erigere una sorta di suggestivo tempio a tinte forti, sorretto da una buona scrittura, ottimi linguaggi filmici e con una costante di carnalità esplicita. Un percorso semplice, senza metodo, finalizzato alla scoperta, alla conoscenza e, perché no, alla semplice curiosità. Quel percorso che potrebbe condurci a dare finalmente alle Cinquanta sfumature il tono di luce che merita. Quella luce apparentemente abbagliante e vivida da accecare all’istante molti occhi curiosi e smaniosi di materiale proibito, ma incapace poi di lasciare un segno, di penetrare la superficie e destinate a spegnersi per sempre nel giro di qualche tempo.