Wild-Recensione
2014, di Jean-Marc Vallée
Cosa c’è dietro la fatica, dietro il sangue di un’unghia staccata, dietro le imprecazioni urlate proprio di fronte a un angolo di mondo incontaminato, ancora in pace con la natura e con le sue meraviglie? C’è tutta la vita di Cheryl Strayed. C’è la rovinosa esistenza di una ragazza inghiottita dalle proprie disavventure e annichilita da una disperata rassegnazione. Una vita difficile, quindi, resa pubblica dalla stessa Strayed tramite il libro di memorie Wild – Una storia selvaggia di avventura e rinascita, ed arrivata al cinema grazie a Jean-Marc Vallée – Dalla Buyers Club, C.R.A.Z.Y. – e allo scrittore inglese Nick Hornby, che ha curato la sceneggiatura. E allora ecco Reese Witherspoon da sola in una stanza che tenta di sollevare in maniera goffa un enorme zaino da trekking per incamminarsi, poi, lungo i sentieri polverosi del Pacific Crest Trail. Non c’è un briciolo di entusiasmo in lei. Cheryl porta con sé tutto il peso delle sue provviste e quello ancor più schiacciante dei ricordi. Ricordi che costituiscono un trascorso inclemente e che raccolgono tutto il senso di una decisione importante. Vallée li inscena attraverso flashback ripetuti e taglienti, che fanno via via affiorare gli elementi salienti di un trascorso ancora oppressivo ed emotivamente penetrante. Il regista canadese fa un ottimo lavoro. Il suo stile, infatti, dimostra ancora una volta di essere controllato, di avere padronanza delle parti, di avvalersi di un linguaggio coinvolgente ed equilibrato nella gestione delle sensazioni. A contrasto con gli spettri passati di Cheryl c’è tutta la fatica del cammino in atto: il caldo, la neve delle alture, incontri causali di animali e umani. Spavento, soste rigeneranti, sconforto, consigli di chi ha sposato la medesima causa, grinta, anche quando le piaghe sulla schiena fanno male e le scarpe dilaniano i piedi. Questo è il prezzo di tanta dissolutezza. Questo è il prezzo che riscatterà la virtù perduta. Questo è ciò che occorre a Cheryl per ripartire dopo una perdita importante – Luara Dern, nel ruolo di una moglie maltrattata e di una madre adorabile – e per ricostruire una speranza sopra le macerie lasciate dal dolore subito. Un dolore profondo, devastante, tenuto a bada da eroina e sesso occasionale. Wild è un viaggio spirituale fuori dal consueto che, tuttavia, non punta alla spiazzamento, né all’escalation di tensione o alle facili emozioni da melodramma. Uno smarrimento identitario che, sin dal titolo, ricorda molto il bel film di Sean Penn Into the Wild. E, in verità, sono tanti i punti in comune: libri, audacia, determinazione, spazi sterminati, contatto con la natura. Ma l’intimismo delle vicende, il senso quasi contemplativo che le accompagna, indotto da una dimensione domestica chiusa rispetto al mondo esterno – tanto da toccare solo di striscio una lettura socioculturale -, rendono senz’altro Wild un qualcosa di altrettanto interessante che si spinge ben oltre il semplice rifacimento al femminile dell’opera di Penn. Brava Reese Witherspoon, fulcro del film, capace in ogni istante di concentrare su di sé tutta la potenza espressiva delle vicende e di rivelare senza forzature le contraddizioni di una donna in rivolta con se stessa, ostinata a ristabilire un contatto sincero col genere umano e con la parte più viva della sua personalità. Wild è un film che può insegnarci qualcosa sulla vita e sul coraggio. Una raro esempio cinematografico che parla di sacrificio e redenzione in chiave laica, in cui volontà e razionalità sembrano essere elementi imprescindibili per addolcire e reinventare le sorti dell’esistenza.
Paese-Anno: Usa 2014 - Titolo Originale:Wild durata: 115' - Regia: Jean-Marc ValléeData di uscita: 2 Aprile 2015Interpreti: Reese Witherspoon, Laura Dern, Michiel Huisman, Gaby Hoffmann, Charles Baker, Kevin Rankin, Thomas Sadoski