Non essere cattivo-Recensione
2015, di Claudio Caligari
Con Non essere cattivo Il cinema di Caligari si congeda, e lo fa tornando proprio in quei luoghi dove aveva mosso i primi passi. Ostia e il suo lido, come meta d’incontro tra anime fuori dal comune, abbandonate a se stesse, che vivono e agiscono ai margini, spesso invisibili, della società. E Venezia, altro lido che il regista conosceva bene, dove quest’anno Non essere cattivo ha partecipato fuori concorso. Amore tossico, primo lungometraggio di Caligari, usciva nel 1983. Solo L’odore della notte, del 1998, tra le due opere citate. Tre film e una carriere in salita, insidiata da difficoltà, isolamento e un’arte filmica compresa in netto ritardo e difficile da far accettare e digerire al mondo del cinema. Non essere cattivo, ultimo film del riservato regista scomparso lo scorso Maggio, arriva quindi dopo un percorso altrettanto travagliato e complesso, che ha rischiato più volte di bloccarne l’uscita. Un percorso conclusosi grazie alla volontà e alla determinazione dell’amico, protagonista dell’Odore della notte e, in questo caso, produttore e aiuto regista Valerio Mastandrea, che ha voluto a tutti i costi ultimare e portare nelle sale questo sofferta e importante opera ultima. Il lido, si diceva, una panoramica, il pontile, e, poi, due ragazzi che discutono di un gelato. Caligari cita i suoi esordi, lasciando intendere, appunto, di essere ancora lì, a filmare qualcosa a lui caro, e ad indirizzare un po’ di luce sulle ombre di una realtà che nel corso degli anni è rimasta in sostanza la stessa, immune più che mai all’ottimismo del progresso, della modernità e fuori dagli schemi di un ceto medio borghese plasmato a suon di sacrifici e boom economici. Un contesto che si è modificato nella forma, nello slang – lo schizzo degli anni degli anni settanta è stato sostituito da una pasta colorata con un nome proprio o da polveri bianche da stendere su di un piatto di vetro e inalare avidamente -, ma non nella cronaca, nelle modalità e nei rituali che girano intorno alle più disparate tossicodipendenze. Cesare (Luca Marinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi), infatti, vivono la loro intensa amicizia tra l’apatia di un chiosco di ritrovo e la frenesia di nottate in discoteca. La droga li accompagna ovunque. Cocaina, canne e pasticche solo il loro svago quotidiano, oltre che una rischiosa fonte di guadagno. Perché lo spaccio per strada, tra conoscenti, nei locali notturni, ha sempre un discreto tornaconto. Frequentano spacciatori, rapinatori, semplici squattrinati. Un microcosmo di espedienti e delinquenza, isolato dalla vita di tutti i giorni, fatta di lavoro, impegni, responsabilità. Poi, situazioni familiari tutt’altro che semplici: Cesare vive con la madre e la piccola nipote malata; la sorella di Cesare è morta di AIDS, lasciando alla piccola una triste eredità. La prima mezz’ora, più corale e leggera, scorre veloce. Non essere cattivo, complice l’indiscutibile goliardia del romanesco spinto, delle sue battute taglienti e spontanee, è capace di essere perfino ironico e divertente. Ma poi le cose cambiano. Devono per forza cambiare, e la narrazione diventa man mano la storia dei due protagonisti. Vittorio, dopo l’ennesima serata decadente e allucinata, ha un sussulto di coscienza che lo spinge a regolarizzarsi, a trovare un lavoro e una vita propria. Cercherà di farlo coinvolgendo Vittorio, l’amico di sempre. Un cantiere edile, ritrovo di caporali e sottoproletari mal pagati, parrebbe l’unica speranza. Tuttavia una speranza debole, per chi, come Cesare sembra avere scritto nel proprio DNA un’inarrestabile tendenza all’autodistruzione. Vittorio va a convivere con una ragazza; anche Cesare trova l’amore e un rudere dove condividerlo. I due si dividono, poi si ritrovano grazie a quell’amicizia che Caligari vuol fare sopravvivere sopra ogni cosa, che va al di là della disperazione, del nichilismo di una vita violenta e dissennata.
Non essere cattivo va diretto al punto mostrando la sua anima, la sua potenza, che vuole raccontarci senza filtri l’esistenza della borgata, fatta di temi importanti e destini segnati da una spinta istintiva verso gli inferi. In questo Caligari dimostra una professionalità e una sensibilità tali da cogliere, prive di ogni distorsione ed effetto retorico, le atmosfere ora cupe ora frenetiche delle periferie, dei meccanismi del degrado e della sopravvivenza, della rassegnazione, del disagio, dell’amicizia, dell’umanità. E il modo, seppur vagamente ripulito, è quello tipico del regista piemontese: ovvero una struttura classica, una sceneggiatura che non va oltre l’immaginabile, personaggi usciti in qualche modo da uno spettacolo già visto e rivisto. Un cinema, insomma, dei primordi, fatto in casa, senza alcuna ricerca di valori aggiunti da esibire. Un racconto carnale e, quando la scena entra tra le mure domestiche, perfino intimo: una cinepresa invadente ma allo stesso tempo attenta a non contaminare gli elementi veritieri della sostanza e della realtà cha ha di fronte. Un cinema che non cerca consensi né adulazioni, che non strizza l’occhio a nessuno; una lente sul mondo che, per Caligari, è un mondo confuso e gravemente malato. Verrebbe quasi da dire pasoliniano, e in fondo, Non essere cattivo, pasoliniano lo è davvero. Tuttavia lo è di misura, perché quello di Caligari è a tutti gli effetti un binario artistico consolidato, lontano da qualsivoglia ruffianeria o emulazione poetica e stilistica. Ottima interpretazione dei due protagonisti: Marinelli e Borghi fanno un lavoro recitativo e linguistico di grande livello che aggiunge toni ancora più alti alla credibilità, dilatando quella sensazione di realismo che sta dentro le corde di questo film. Caligari, che da figura marginale del cinema è diventato in qualche modo regista di culto, se ne è andato lasciando un’ultima bella testimonianza in grado d’incidere un segno che conta nel cinema di casa nostra. Una filmografia breve e cupa, intensa e amara, che trova in Non essere cattivo una la sua maturità espressiva e una certa continuità, intaccata solo in parte da un affiorare evidente di tensioni emotive legate a sentimenti primari quali amore e amicizia. Un capitolo interiore in cui Non essere cattivo sembra volere più volte rompere qualcosa rispetto al passato, senza nascondere, proprio nel finale, un accenno di timida e sincera speranza.
Paese-Anno: Italia 2015 - Titolo Originale:Non essere cattivo - durata: 100' - Regia:Claudio Caligari - Data di uscita:07 Settembre 2015 - Interpreti:Alessandro Bernardini, Alessandro Borghi, Alex Cellentani, Alice Clementi, Andrea Orano, Claudia Ianniello, Danilo Cappannelli, Elisabetta De Vito, Emanuela Fanelli, Emanuele Grazioli, Giulia Greco, Luca Marinelli, Luciano Miele, Manuel Rulli, Roberta Mattei , Silvia D'Amico, Stefano Focone, Valentino Campitelli