Pellicola diretta da Franklin j. Schaffner, tratta dall’omonimo romanzo autobiografico di henri Charrière, giovane ragazzo soprannominato “Papillon” per la farfalla che si era tatuato sul torace (in francese appunto Papillon). Fu condannato all’ergastolo per un omicidio in realtà mai commesso e la sua prigionia, sull’isola del diavolo nella Guyana Francese, fu terribile, tra tentativi di fuga e tanti anni di isolamento punitivo. La prigione fu ricostruita a Famouth, in Giamaica, e la scelta del set provocò più diu una conseguenza. Intanto le condizioni climatiche sconvolsero più volte il piano di lavoro. Inoltre ci furono molti furti, sparirono costumi, macchinari ed altri oggetti di scena – si dice almeno 600 paia di scarpe – per un ammontare di circa 30 mila dollari (dell’epoca). Ma i problemi principali derivavano dal robusto consumo della marijuana giamaicana, da parte di molti membri della troupe. Le ripercussioni durante le riprese si percepirono eccome, e alla fine fu una delle cause dei ritardi. E non si limitarono soltanto a fumarla. La facevano anche bollire per poi mescolarla ad altre bevande durante alcune feste notturne.
A causa degli spessi occhiali di scena, Dustin Hoffman, fu costretto ad indossare per tutto il tempo delle lenti a contatto per riuscire a vedere correttamente. Il suo rapporto con Steve McQueen fu tutt’altro che semplice. L’attore, più anziano, lo riprendeva spesso durante le riprese, criticandolo per la troppa enfasi con cui recitava. In un’occasione Hoffman invitò alcune persone ad assistere alle riprese e McQueen le fece sbattere fuori. Hoffman definì comunque il rivale “un ragazzo meraviglioso. E’ stato il più bello, l’uomo più elegante”, salvo poi successivamente ricordarlo come “quel figlio di una cagna”.