Dheepan-Recensione
2015, di Jacques Audiard
Dopo la perfezione de Il profeta e quella meravigliosa immediatezza carnale che sta nelle corde di Un sapore di ruggine e Ossa, non si può di certo restare indifferenti davanti alla figura di Jacques Audiard, regista di realtà ai margini e di personaggi in costante conflitto con i lati oscuri della propria personalità. Dheepan, vincitore della Palma d’oro a Cannes, è la sua ultima, acclamatissima opera cinematografica. Sri Lanka. Una feroce guerra civile devasta il territorio. Un guerrigliero tamil dall’aria triste brucia dei corpi ammassati. Una ragazza impaziente si aggira in un campo profughi alla ricerca di una giovanissima anima orfana. Troverà una ragazzina di dieci anni che ha perso i genitori, e troverà il guerrigliero, ormai definitivamente rassegnatosi al destino di una missione diventata incontrollabile. Lo scopo è fuggire, e farlo fingendo di essere una vera famiglia potrebbe senz’altro agevolare l’ottenimento dell’asilo politico. I tre, sempre sotto le mentite spoglie di una vera famiglia in fuga, arrivano in Francia. Case popolari di periferia; un quartiere malfamato in preda alla delinquenza, dove le gang locali si ritrovano e svolgono i loro affari. L’ex soldato Dheepan ora è il custode, Yalini una badante, mentre Illayaal inizia a scuola un difficile percorso d’integrazione. Eccoci quindi di fronte la complessità di un film che si amplia inesorabilmente verso tematiche importanti e di immediata attualità, che parte dalla guerra e arriva in un batter d’occhio ai malfamati sobborghi parigini senza tralasciare l’aspetto squisitamente umano di persone che scappano da un inferno sulla terra, avvolte da un velo di oggettiva quanto dignitosa disperazione, per niente immuni alle infatuazioni dei sentimenti e a quell’istinto che mescola affetto e sensualità impossibile da domare quando si condivide la propria quotidianità sotto il medesimo tetto. Quella rigida convivenza che si trasforma pian piano nell’intima sopravvivenza di semi sconosciuti, è un qualcosa che Audiard mostra esercitando al meglio la sua padronanza della scena e degli attori , in un circuito di attese, osservazioni e intenzioni che delinea e caratterizza senza retorica e facili sbilanciamenti emotivi i protagonisti di questa storia destinata in qualche modo a maturare e a compiersi. Ma ecco tornare, immancabile, la violenza, che sembra destinata a seguire come un’ombra il trio in fuga. Una violenza che, senza evidenti connessioni, esplode devastante e, in questo suo manifestarsi, sembra addirittura innalzarsi ad elemento dominante di una vicenda che, per varie ragioni, questa violenza sembrerebbe quasi volerla dimenticare concentrando il suo fuoco sull’umanità e le difficoltà emotive di una famiglia sui generis in evidente difficoltà comunicativa. Ecco quindi che Dheepan inizia a tramare la tela della trasformazione, ma anche a sbilanciare e quindi decentrare la struttura e il carattere del racconto. La guerra riappare tra le fatiscenti costruzioni francesi. I toni si alzano. Tutto sembra tingersi di un’ostilità fin troppo forzata e dirompente. Un passato che riemerge e che trasporta questo film verso un epilogo confuso e sconnesso, dove Audiard mette in scena senza troppa efficacia e profondità la metamorfosi estrema e spietata di un condottiero ormai trasformato in un anti eroe in cerca della sua cieca giustizia. Manca in questa improvvisa radicalizzazione qualcosa di adeguato, di pertinente, la giusta connessione tra tutti quegli elementi che portano una storia d’amore ad indossare i panni più commerciali di un personale e stonato moto vendicativo; una trasformazione, insomma, che sembra voler marchiare un lavoro con premesse audaci e anticonvenzionali in un formalismo fin troppo ostentato e prevedibile. Uno scontato cambio di marcia che è poi la premessa ad un finale assolutamente semplicistico, privo di coraggio, che va nella parte opposta rispetto al cinema di sostanza ed esplorazione di cui il regista francese è capace. Un film, quindi, che mantiene vivo l’interesse delle singole parti, ma che appare frammentato nel gestire, amalgamare e relazionare la grandezza e la profondità degli elementi di cui è composto. C’è comunque molto da salvare e da capire in questa nuova fatica di Jacques Audiard, e c’è sicuramente tutta la voglia di proseguire un percorso artistico di grande bellezza visiva e di grande coscienza, che punta diritto alla piaghe di quella società osservata troppo spesso in superficie senza il coraggio e l’ambizione sufficienti a scovare e mostrare senza facili mistificazioni la tagliente realtà dei fatti e il dramma crescente che l’avvolge. Dheepan dimostra di avere l’ambizione e la forza necessarie a lasciare un segno evidente nel cinema che punta in alto, ma il confronto con una certa cifra stilistica del recente passato, alla quale Audiard ci ha in qualche modo abituato crescendo di opera in opera, purtroppo, rimane impossibile da prescindere. Un confronto che Dheepan accusa e che non riesce a contenere, ponendosi ad una distanza tale da farsi notare e difficilmente perdonare.
Paese-Anno: Francia 2015 - Titolo Originale:Dheepan - durata: 100' - Regia: Jacques Audiard- Data di uscita:22 Ottobre 2015 - Interpreti:Akim Chir, Bass Dhem, Claudine Vinasithamby, Faouzi Bensaïdi, Franck Falise, Jean-Baptiste Pouilloux, Jesuthasan Antonythasan, Joël Boudjelta, Joséphine de Meaux, Kalieaswari Srinivasan, Kartik Krishnan, Marc Zinga, Marie Trichet, Moussa Belhamar, Nathan Anthonypillai, Rudhra, Tarik Lamli, Tassadit Mandi, Vasanth Selvam, Vincent Rottiers