Hong Kong Express-Recensione
1994, di Wong Kar-Wai
“Quando un uomo piange, basta un fazzoletto, ma quando a piangere è una casa, ti tocca fare un sacco di fatica.”
Hong Kong. Due poliziotti e altrettante storie d’amore finite male. La delusione dell’abbandono si fa ossessione: date da ricordare, oggetti da custodire, ricordi, in attesa di un ritorno. E poi due ragazze: occhiali da sole, una parrucca bionda, leggerezza, sentimenti mai rivelati. Hong Kong express di Wong Kar-Wai è un film ipnotico, nato per caso tra le pause di un altro progetto, Ashes of time. Sceneggiatura improvvisata, attori e troupe spesso fuori per altri impegni cinematografici, scene girate senza evidenti connessioni. Wong Kar Wai ha fatto suo questo materiale confuso e lo ha caratterizzato aggiungendo stile e creatività da grande artista. Dettagli, step-framing, colori, musica, neon, voce fuori campo, virtuosi tagli fotografici, cinepresa in spalla. Un concentrato di suggestioni e atmosfere, di storie diverse eppure così vicine. C’è un’ anima metropolitana emotivamente infantile, misteriosa, che affascina e cattura; perché i sentimenti sono il motore e il tabù di queste vicende, e hanno un potere enigmatico che mette insieme dramma e sogno, passato e presente. E l’effetto somiglia molto a quello di un colpo di fulmine difficile da dimenticare. Hong Kong express fu il primo successo mondiale di Kar-Wai, oltre che un film simbolo per una generazione che ha amato il pop, il romanticismo velato e la musica ad alto volume. Meraviglioso.